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Per riflettere sulla vita di un albero!

Per comprendere la resilienza e la vita d’un albero servono i poeti!

È un vecchio detto, che vorrebbe farci intendere che solo la sensibilità umana può aiutarci a comprendere le reali funzioni d’una essenza vegetale.

Gli alberi sono la specie più longeva che sia apparsa sul Pianeta Terra, la popolano da oltre 4 milioni di anni, mentre le diverse forme animali e di uomo sapiens risalgono ad un max di 350.000 anni.
Della Terra scoperta e non, le essenze vegetali sono pari all’80% della massa dell’ambiente, il resto sono funghi e parassiti e solo lo 0,3% è rappresentato dagli animali e dagli esseri umani (oggi intorno ai 9 miliardi d’individui).
Un volume e una massa di uomini che al pensiero d’ognuno sembra enorme, ma che se riduciamo tutti in fluido non supera 70 litri ad individuo e che tutto Insieme radunato per i 9 miliardi d’esseri umani starebbe in un bacino Cubico di 800×800 metri. O se invece volessimo comprenderci tutti racchiusi in una superficie staremmo ben contenuti nel territorio del comune di Comacchio (questo è quello che ci risponderebbe l’AI di ChatGPT).
Non è vero che siamo troppi, ma che siamo sciocchi, complessivamente poco evoluti.
Questo perché al contrario degli alberi siamo una specie animale molto giovane! E purtroppo usiamo la nostra intelligenza non per adattarci all’ambiente, ma per prevenire e per risolvere con il minimo sforzo i problemi che giornalmente affrontiamo. Distruggiamo più di quanto creiamo.

Tagliamo gli alberi perché li consideriamo privi d’intelligenza e utili solo ai nostri bisogni evolutivi

Al contrario di ciò che generalmente crediamo, la biodiversità laddove più sviluppata è l’antropizzazione dell’uomo è in continua decrescita.
Dal 1970 ad oggi il numero delle speci Animali s’è dimezzato e l’estinzione non è più individuabile nelle singole specie ma negli interi gruppi di specie (Takson, termine di stima orribile per stabilire gli standard), per esemplificare, gli anfibi si sono estinti dell’85% negli ultimi 100 anni.
Perché non reagiamo? Perché l’uomo ha contribuito con la sua evoluzione e con la sua stupidità ad ignorare l’Ambiente nel suo intero.

Secondo una visione evolutiva (ridotta a mio avviso) la scienza contemporanea attribuisce l’intelligenza individuabile solo nell’uomo e come il frutto d’un solo organo: il cervello. Ma come è possibile che l’87% della vita costituita dalla vegetazione sia priva d’intelligenza? Perché da sempre l’uomo ritiene d’essere la misura di tutte le cose che vivono su questo Pianeta!
Le piante non hanno cervello eppure hanno capacità di adattarsi, risolvere problemi reagendo individualmente e collettivamente e hanno la possibilità di comunicare tra loro e avvertire il pericolo.
Esistono tante definizione dell’intelligenza e possibilmente ognuna diversa per ogni scienziato ricercatore.
Di fatto però per ognuno di noi, l’intelligenza è qualcosa che dovrebbe poter descrivere le capacità cognitive d’ognuno di noi.
Quell’ossessione che ci fa credere che essa sia un’esclusività umana solo perché abbiamo il cervello.

L’uomo guarda il Mondo attraverso diversi parametri, uno è quello delle dimensioni e noi siamo la prospettiva delle singole specie viventi, il secondo quello del movimento che poi ci fa distinguere come specie “Animale” (ciò che si muove). E come individui sociali rispondiamo ad una organizzazione psico-fisica verticistica che risponde solo al cervello (al capo) e per questo indivisibile dal resto delle funzioni degli altri organi, la perdita infatti d’un organo compromette la nostra esistenza. Al contrario una Pianta si è evoluta in in 4 milioni di anni in modo d’essere divisibile e rigenerabile.

L’albero non è un animale, ma un essere vivente che bisogna comprendere non attraverso il nostro modello evolutivo, ma con uno sforzo razionale che ci permetta di percepire tutto ciò che evolve in sintonia con l’Ambiente

Se la Pianta non avesse QUESTE PREROGATIVE, diverse da quelle indivisibili e verticistiche dell’uomo, non esisterebbe la vita sul Pianeta, perché gli alberi hanno la capacità di distribuire le loro peculiarità su tutto il proprio corpo dall’apparato radicale alle foglie, dal frutto al seme, per una esistenza rigenerata.

Le Piante hanno una intelligenza propria, perché possono apprendere e memorizzare e di più riescono a comunicare tra loro attraverso messaggi chimici.
Tanti gli esempi che oggi dimostrano ciò, la mimosa pudica, quella piantina che sentendo il rischio chiude le foglie, ha dimostrato che ha anche memoria, infatti se gli si fa ripetere per diverse volte le stesse condizione di pericolo senza conseguenze per la pianta, questa memorizza e se succede ancora non chiuderà più le foglie, anche se l’azione viene ripetuta a diversi mesi di distanza.
La sperimentazione del Labirinto fatta sui roditori per comprendere se questi hanno memoria, fatta anche sulle piante ha dimostrato che l’apparato radicale d’una pianta come il topo che riesce ad arrivare al formaggio, così le radici d’un albero sanno trovare la strada per arrivare ai nutrienti posti all’entrata del Labirinto!

In 4.700.000 anni gli alberi si sono evoluti per raggiungere l’equilibrio di sistema che oggi rappresentano per il Pianeta.
Mentre noi umani pur sbagliando, oggi abbiamo la speranza di poter progredire ed evolverci senza alterare l’ecosistema che abbiamo di fronte!
Loro sono utili a noi perché creano ossigeno e assorbono CO2, cerchiamo d’esser noi rispettosi della loro funzione e della loro essenza senziente ed evitiamo di tagliarli inutilmente.

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